Neuland by Eshkol Nevo

Neuland by Eshkol Nevo

autore:Eshkol Nevo [Nevo, Eshkol]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788854505919
editore: Neri Pozza
pubblicato: 2012-05-14T22:00:00+00:00


Inbar

Piú tardi, quella notte, ha raccontato a Dori del volo sopra le Linee di Nazca.

Prima ha telefonato a suo padre dalla stanza. In realtà intendeva chiamare Eitan, ma improvvisamente in lei si è risvegliata la nostalgia per il suo nuovo fratello, e si è ricordata che, l'ultima notte nell'albergo di Hong Kong, il bambino aveva chiesto che lei lo mettesse a letto.

Cosa… cosa significa mettere a letto? si era spaventata.

Leggergli una storia e poi sdraiarsi accanto a lui e cantargli delle canzoni, suo padre l'aveva tranquillizzata, tutto qui.

Ma che storia gli leggo, si era ostinata.

Era venuto fuori che al piccolo piaceva addormentarsi ascoltando storie per bambini in ebraico. Non capisce le parole, ma la musicalità lo assopisce. Inbar gli aveva letto due classici israeliani, Succo di lampone (che lungaggine! aveva pensato, si potrebbe tagliarne la metà), e Il leone che amava le fragole. Poi aveva spento la luce centrale e acceso quella piccola, si era distesa sul letto richiudibile, accanto a lui, e aveva sentito la manina che la cercava sotto la sbarra di sicurezza, l'aveva stretta e aveva cantato in grammelot sulla melodia brasiliana della sigla di chiusura del programma di Eli Israeli sul canale Galei Zahal, nao posso fica, nao posso fica, nam mai un minuto con Jose, e dopo la Canzone per Shira di Yonathan Gefen, di cui era giusto uscita una nuova versione, “un mondo nuovo e buono ti darò, già nello sguardo azzurro scopri che, è importante vedere la mezzaluna, che fa l'occhiolino gialla gialla dall'oscurità” –

Poi aveva sentito i respiri di Reuven farsi regolari ed era rimasta ancora un paio di minuti nel letto per essere certa che si fosse davvero addormentato. Poi un altro paio di minuti per assicurarsi che fosse successo davvero, di aver veramente fatto addormentare un bambino, godendosela.

Inbari! suo padre le ha risposto gioioso al telefono. Papà, ha detto lei piú composta, e l'ha pregato di passarle Reuven, se possibile. Le hanno riferito che il bambino appena sentito il suo nome si era precipitato al telefono esigendo insistentemente la cornetta. Un attimo dopo stava già chiacchierando in un grammelot dal pesante accento australiano, con suo padre che traduceva in simultanea.

Chiede quando ti vede, ne ha molta voglia.

Presto, no?

Sí. Noi arriviamo in Israele fra due settimane. Ho i biglietti. Questa volta è definitivo.

Che bello.

Dice che ha un nuovo gioco che ti vuole mostrare.

Volentieri. Digli che mi manca.

Ecco, fine, ha detto suo padre. È andato a vedere la televisione. Ma sappi che per lui questa è stata una conversazione veramente lunga. Com'è il clima a Tel Aviv?

Non sono a Tel Aviv, papà, sono in Perú.

In Perú?

Sí… Sono stata a trovare la mamma in Germania e poi ho sentito… che non volevo tornare.

E cosí hai preso e sei partita per il Perú. Ottimo.

Ottimo? Non ti preoccupi per me?

No. Mi fido di te, figlia mia. Ma stai attenta a non chiedere passaggi agli sconosciuti, mi raccomando, altrimenti… dovrò spedire Gadi a cercarti, eh?

A Inbar è sfuggito un sorriso. A sedici anni era scappata di casa dopo una lite tremenda con sua madre, lasciando sul frigo un bigliettino, parto per Eilat.



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